Sono veramente molto felice di inserire nella mia sezione “Indispensabili” questo libro che ritengo tale per la sua proposività e dimostrazione che il mondo si può cambiare, eccome. Infatti questo non è l’ennesimo testo di mera denuncia delle grandi e piccole disgrazie che affliggono vuoi l’Italia vuoi il mondo in generale, in particolare in questo caso nel settore dell’economia e della finanza, ma al contrario è la vera storia di un sogno, di un’utopia che ora non è più tale: per l’appunto la nascita di una banca etica, un’apparente contraddizione di termini che in questo caso però è reale e provata. Giusto per darvi un assaggio del risultato finale e stimolarvi a leggere, Banca Etica:
➔ ha rifiutato i capitali rientrati con il famigerato “Scudo fiscale” di Tremonti;
➔ pubblica sul proprio sito Internet in maniera trasparente e visibile a tutti, l’elenco dei prestiti concessi alle persone giuridiche;
➔ non investe nei tipici strumenti speculativi che nel 2008 hanno causato la gravissima crisi finanziaria che tutti conosciamo e abbiamo subito;
➔ ogni socio dispone di un voto, a prescindere dal numero di azioni possedute (max 10 deleghe), quindi non esiste un “pacchetto di controllo”;
➔ ha creato un’apposita ESCO, denominato “Innesco” che lavora su progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili. Finanzia GAS fotovoltaici;
➔ ha passato positivamente “l’esame” di Altroconsumo sull’eticità delle banche (vedi rivista “Soldi & Diritti” n.99 di marzo 2008);
➔ accompagna ogni prestito, mutuo, finanziamento deliberato, da una Valutazione Socio-Ambientale che misura l’impatto sociale del progetto da finanziare e il relativo rispetto dei principi etici della banca;
➔ utilizza la tecnica dell’ “Azionariato critico” per fare pressione presso le grandi aziende/multinazionali e indurle ad un comportamento il più possibile etico;
➔ riesce a coniugare l’etica con rendimenti grazie ai propri fondi di investimento Etici, che negli ultimi anni hanno vinto numerosi riconoscimenti internazionali;
➔ per altri approfondimenti cliccate qui…
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Capitolo 2) Honduras 1992: non c’è tempo da perdere
… L’idea di una banca “etica” come motore di un’economia partecipata e solidale è venuta a un gruppo di persone impegnate in ambiti diversi, ognuno con la propria esperienza di impegno personale: attività sindacale e politica, volontariato, associazionismo. Il mio percorso è partito dalla parrocchia, dai movimenti per la pace e si è incrociato poi con il commercio equo e solidale e la cooperazione tra Nord e Sud del mondo. I passaggi che mi hanno portato verso la finanza elica sono molti, ma ce n’è uno in particolare che considero decisivo. Un momento in cui ho capito che nulla sarebbe più stato come prima.
Era l’inizio di giugno del 1992 e stavo seduto alla mia scrivania in un ufficio nel centro di Padova. A quei tempi ero presidente di Ctm-Mag, un consorzio finanziario che offriva piccoli prestiti ai paesi in via di sviluppo. Una mattina ricevo una telefonata dall’Honduras.
La telefonata è una disperata richiesta d’aiuto da parte di una piccola cooperativa di coltivatori di caffè, strozzati dagli intermediari commerciali, che s’impadroniscono del raccolto o con la forza o, quando va bene, pagandolo pochissimo, perpetuando così una situazione di costante miseria… questo circolo vizioso si potrebbe rompere solo se qualcuno prestasse loro i soldi in anticipo, prima del raccolto, in modo tale che i contadini non debbano cedere ai ricatti degli intermediari, ma sinora nessun istituto finanziario si è sognato di farlo… Salviato parte quindi per l’Honduras a visitare tale cooperativa…
… Dopo che hanno parlato altri due soci del consorzio, tocca a noi. Salgo sul palco e la sala piomba nel silenzio. Mi sono preparato un discorso, ma decido subito di parlare a braccio. Voglio guardare in faccia le persone venute ad ascoltarmi. Presento il nostro consorzio, spiego che la telefonata di Francisco mi ha molto colpito e che avremmo fatto di tutto per trovare una soluzione. Dopo la breve introduzione lancio la proposta. Abbiamo centosessanta milioni di lire, li possiamo prestare alla cooperativa dei cafetaleros dall’inizio del mese successivo. Con il nostro prestito il consorzio potrà anticipare i soldi ai contadini prima del raccolto. Potranno comprarsi da mangiare, iscrivere i bambini a scuola, investire in nuove attrezzature. In cambio si impegnano a produrre caffè in esclusiva per le botteghe del commercio equo. Dovranno migliorare la qualità, per rispettare gli standard richiesti dalle nostre certificazioni, ma potranno sempre contare su una rete di acquisto in Italia, che garantisce un prezzo equo: il doppio rispetto a quello pagato dai coyotes (gli intermediari commerciali, ndr)…
Tre settimane dopo parte il finanziamento per i cafetaleros. Lo gestiamo noi, senza appoggiarci a nessuna banca… è l’inizio di una pacifica rivoluzione positiva… il villaggio rinasce, l’economia locale riparte, le cooperative di cofetaleros si uniscono e si auto-organizzano sostituendosi sempre più spesso al ruolo dello stato…
… Oggi il primo consorzio di Francisco si è trasformato nella Central de Cooperativas Cafetaleras de Honduras, riunisce sessantadue cooperative di produttori ed è diventata la più grande associazione di cafetaleros del paese. In dieci anni centinaia di piccole aziende agricole riunite nella Central si sono organizzate per affrontare insieme i problemi legati al raccolto o alla variazione dei prezzi di mercato. Hanno anche formato un movimento politico per portare le proprie rivendicazioni in Parlamento, lanciando campagne di pressione sulle istituzioni. Nel 2003 sono riusciti a ottenere un riconoscimento fondamentale da parte del governo: con un decreto, il ministro dell’Economia dell’Honduras ha promulgato la legge “di riattivazione finanziaria del settore produttivo del caffè”, per pagare tutti i debiti dei produttori nei confronti delle banche…
… La storia dei cafetaleros mi ha segnato profondamente. Non solo perché mi ha riempito di fiducia nelle possibilità di riuscita di ogni azione sociale che parta dal basso, dai bisogni delle persone, ma anche perché ha scritto a chiare lettere nella mia mente il vocabolario che avremmo utilizzato per la costruzione di Banca Etica. La prima parola di questo mio personale dizionario economico è credito, inteso come “credere”, che in latino significa “dare fiducia”. Se tu dai fiducia a una persona, lei farà di tutto per non deluderti, soprattutto se la tua fiducia è l’unica possibilità che le viene offerta…
… Un altro concetto chiave che mi ha insegnato l’esperienza nel villaggio dell’Honduras è la rete. Il nostro consorzio, a Padova, era organizzato come una rete di cooperative e associazioni. È bastato alzare il telefono per ricevere il sostegno di tutti. Anche la cooperativa di La Esperanza era organizzata in una rete. Francisco non era da solo. Dietro di lui c’erano seimila famiglie. Se fosse caduto, l’avrebbero aiutato a rimettersi in piedi. Il progetto aveva avuto successo perché si erano attivate due reti che erano entrate in comunicazione, creando un moltiplicatore, sia nella raccolta dei fondi sia nel loro impiego. Banca Etica non potrebbe esistere oggi senza le reti delle persone che la sostengono, perché si basa su un’organizzazione dal basso dell’attività finanziaria. Non è composta da grandi gruppi industriali che investono milioni di euro in iniziative sociali, ma da migliaia di piccole organizzazioni che mettono a disposizione le loro risorse per aiutare altre organizzazioni che non ne hanno…
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Come sempre vi ricordo alcuni strumenti che possono migliorare la situazione, strumenti a disposizione di tutti:
1) Il primo strumento è ovvio e scontato, diventare soci di Banca Etica, diventare protagonisti di un cambiamento in positivo. Siamo già più di 35mila, quindi coraggio, sareste in ottima compagnia.
2) Non limitiamoci a Banca Etica. Ci sono naturalmente centinaia di altre iniziative egualmente meritevoli, che possono continuare sulla loro strada solo e solamente se ognuno di noi apporta il proprio contributo. Io elenco quello che conosco personalmente qui.
3) Per cambiare il mondo in positivo, dobbiamo innanzitutti cambiare in tal senso noi e i nostri figli. A tal scopo, nel mio piccolo ho messo a disposizione nella sezione “Indispensabili” due libri molto famosi ed con ottima critica sull’educazione dei bambini, che servono in buona sostanza a “educare” i genitori, e con i quali naturalmente mi trovo estremamente in sintonia: “Genitori efficaci” e “Il segreto dei bambini felici“, che vi invito senz’altro a leggere, vedrete che ne vale la pena…
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